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Italia paese razzista? No, accogliente ma impreparato.

Aperto da MrPippoTN, Gio 09 Maggio, 2013, 08:56:08

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Thomyorke

Citazione di: paradiso nero il Mar 14 Maggio, 2013, 22:02:17
Citazione di: Vassallo del Grande Re Atlantico il Mar 14 Maggio, 2013, 19:43:59
Citazione di: paradiso nero il Mar 14 Maggio, 2013, 14:08:07
Citazione di: Vassallo del Grande Re Atlantico il Mar 14 Maggio, 2013, 12:29:58
Citazione di: MrPippoTN il Mar 14 Maggio, 2013, 11:54:37
http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Castelvolturno

In occasione della strage di Castelvolturno, Giuseppe Setola, camorrista riconducibile al clan dei Casalesi, ha ucciso a colpi d'arma da fuoco Antonio Celiento (gestore di una sala giochi, sospettato di essere un informatore delle forze dell'ordine) e sei immigrati africani, vittime innocenti della strage: Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams del Ghana, El Hadji Ababa e Samuel Kwako del Togo; Jeemes Alex della Liberia; che si trovavano presso la sartoria "Ob Ob exotic fashions" a Varcaturo,[3] in due operazioni distinte da parte dello stesso gruppo di fuoco.

Dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti, successivamente la strage, è emerso che nessuno degli immigrati (tutti giovanissimi, il più "anziano" aveva poco più di trent'anni) era coinvolto in attività di tipo criminale e che nessuno di loro era legato alla camorra locale né alla cosiddetta "mafia nigeriana", la quale, poco lontano da lì, all'ex hotel Zagarella, gestisce la piazza dello spaccio e il giro di prostituzione di ragazze africane per conto della potente camorra locale.

La mia domanda è: la condanna di Giuseppe Setola ha qualche tipo di attinenza col fatto che egli sia bianco, italiano o napoletano? Non mi pare. Io credo che un individuo colpevole di omicidio in simili circostanze debba essere condannato in quanto assassino e camorrista e la questione, per quanto mi riguarda, si chiude qua. Se poi il suo avvocato gli avesse suggerito "dì che senti delle voci così ti danno l'infermità mentale e non ti farai un solo giorno di galera" questo è un problema che non ha niente a che vedere col colore della sua pelle, ma con i cavilli legislativi cui ci si può appellare in questi casi.

:ciao:

aggiungo che impunemente nel corso di manifestazioni sportive di prim'ordine si sentono cori che recitano: "il goal del negro non vale". Ed esiste una sottocultura che di fronte a queste cose non si indigna ma scherza, giochicchia, non sono più un tabù da debellare e di cui vergognarsi: roba da ventennio fascista, con cui non abbiamo mai fatto i conti. La questione delle chiavi di lettura della realtà è interessante e certamente sistemi di significazione in conflitto possono produrre, in soggetti particolarmente predisposti, degli scompensi psichici tali da sviluppare il germe di una violenza disperata ed assurda ( "assurda" proprio nel senso esistenziale del termine, cfr. Camus, Lo straniero, monumento della letteratura che ci fa riflettere su come nelle questioni umane venga spesso a mancare la sistematicità dei nessi causa-effetto, quei nessi che la giustizia umana tenta disperatamente di ricostruire, non senza forzature, proprio per poter dare un senso ai crimini più efferati, ovvero a ciò che si configura come l'insensato per antonomasia); non mi pare tuttavia che contesti culturali diversi possono essere considerati come una condizione sufficiente per tali evenienze degenerative. Una strage del genere non capita così, da un giorno all'altro, senza che prima non ci siano dei segnali di squilibrio più o meno preoccupanti: nessuno mi potrà mai togliere il dubbio che forse in un paese diverso, dotato di sensibilità sociale, sarebbero stati presi alcuni provvedimenti preventivi, strategie volte ad evitare l'isolamento dei soggetti "a rischio". A volte basta pochissimo per evitare di trovarsi in situazioni critiche, ma quel "pochissimo" si scontra con una miopia sociale che pare innata: si deve comprendere davvero che ora come ora vi è un substrato sociale altamente "esplosivo" e mi riferisco non solo agli immigrati che vivono in situazioni improbabili ma anche agli autoctoni che hanno perso il lavoro e con esso la dignità. In contesti di crisi e di decadenza politica, sociale e culturale si tende a concentrare le risorse economiche per fronteggiare le emergenze del breve periodo, tralasciando magari di incentivare quei cuscinetti sociali che in situazioni di "calma" potrebbero sembrare persino superflui: centri di accoglienza, centri educativi e di riqualifica lavorativa hanno sempre meno fondi e si trovano ad operare in condizioni assolutamente precarie; ciò non può che essere una concausa all'emergere di situazioni a rischio sempre meno controllabili e spesso fonte di episodi di cronaca nera. Anche questa è una questione di sistemi di significazione. Un codice, sia esso linguistico o più in generale culturale, è sempre in divenire. Ciò comporta il fatto che i soggetti che lo utilizzano non sono meri fruitori ma sono coinvolti attivamente nel processo di produzione ermeneutica: questo implica tutta una serie di responsabilità che tutti noi condividiamo, responsabilità che ci chiamano ad operare tutti insieme per tentare di ridefinire la realtà, piuttosto che registrarla passivamente a seconda di quale sia la nostra cultura di origine.   
Ho sottolineato le frasi in grassetto per fare delle precisazioni.
1) sistemi di significazione in conflitto: i codici di significazione sono di per sé pre-relazionali: ad esempio, un bambino dall'utero ai primi mesi di vita è guidato semplicemente dai propri istinti di fame e di sete e costruisce i propri codici di significazione considerando la madre come una funzione atta ad estinguere i propri bisogni e non come soggetto autonomo di desideri e di propri bisogni con cui entrare in relazione reciproca cosa che farà successivamente. Pertanto, prima leggo la realtà poi entro in relazione. Un conflitto, per definizione, prevede, poi, che due entità vengano a contatto. Nel caso in questione, sia che la natura psichiatrica del gesto venga confermata o meno, il contatto tra i codici di significazione della società ricevente e dell'immigrato non è mai avvenuto proprio per l'assenza di un mediatore e da qui risulta comprensibile la riflessione di Camus che intravedeva l'assenza di causa- effetto che non può esserci se la relazione non si è mai instaurata,
2) secondo le teorie psichiatriche  transculturali, è errato affermare che l'uno o l'altro contesto culturale sia una condizione sufficiente per determinare screzi psichiatrici. Ciò che determina la patologia è, come dicevo prima, il vuoto di senso determinato dalla mancata condivisione dei codici di significazione: ciò che prima per me aveva un senso riconosciuto nella mia cultura d'origine ora, inserito in un contesto nuovo in cui non entro in relazione reciproca, non lo ha più se qualcuno (un mediatore) non mi offre la possibilità di confrontarmi con i codici di significazione del ricevente per stabilire, poi, una relazione reciproca condivisa
3) hai centrato qual è l'obiettivo ed il sogno di tutti gli studiosi della mente che stanno letteralmente impazzendo per raggiungerlo: prevenire l'insorgere della crisi tramite l'analisi dei cosiddetti segni precoci che talora, e su questo concordo, possono essere individuati. In altri casi purtroppo, la scienza non possiede strumenti efficaci per spiegare ed affrontare manifestazioni comportamentali imprevedibili. Un caso emblematico che ha mandato al manicomio ( è proprio il caso di dirlo) giudici, psichiatri, poliziotti e chi più ne ha più ne metta è quello di Izzo, italianissimo responsabile della strage del Circeo nel 1975 a Roma. Nessun segno di patologia psichiatrica nella sua storia, nessuna avvisaglia di impulsività pregressa, un bel giorno decide di uccidere in nome dell'odio misogino e spinto dalla fascinazione dalle gesta del clan criminale dei Marsigliesi. Anni e anni di perizie per stabilire se era sano o meno: venne considerato sano. Fa il bravo bambino in carcere e prosegue la detenzione tramite il servizio sociale. Un altro bel giorno, in un periodo di libera uscita, decide di uccidere altre due donne. Era pazzo prima ma nessuno lo aveva capito o è impazzito dopo oppure il crimine e la follia sono due realtà differenti che spesso ma non necessariamente si incontrano? Per informazione, il tasso di omicidi compiuto da soggetti con patologia psichiatrica diagnosticata è uguale a quelli che non soffrono di patologia...Come vedi è un discorso molto molto complicato. L'episodio riportato da Pippo in merito all'omicidio del sagrestano potrebbe ribadire le difficoltà nel prevedere: cosa sarebbe successo se il giovane fosse stato in cura da uno psichiatra? Nessun giudice, sebbene la partenza delle inevitabili indagini di rito, avrebbe potuto aprire una inchiesta nei confronti dello psichiatra che lo aveva in cura. Altro discorso, ovviamente, sarebbe stato se l'omicida avesse preannunciato nell'ambito della relazione medico-paziente tutelata dal segreto professionale, intenti omicidi, evento che in altre situazioni è accaduto con la successiva condanna dello psichiatra per non aver segnalato alla procura della repubblica un potenziale evento dannoso per gli altri.
In risposta al post di Pippo sulla strage di Castelvolturno, hai descritto esattamente quello che è una società paranoica incarnata dalla mafia con i propri codici di significazione, i propri riti e le proprie leggi. Colui che non si adegua a questi codici è un nemico da combattere e da eliminare. Mi ha sempre colpito, tuttavia, come i pochi o molti successi (dipende dai punti di vista) ottenuti dallo stato nei confronti della mafia siano stati permessi grazie alle rivelazioni dei pentiti che hanno rappresentato, così, ciò che, in analogia, il mediatore rappresenta per  l'immigrato: una volta che lo stato ha potuto riconoscere i codici di significazione della mafia ha avuto maggiori strumenti per combatterla: ma questa è solo una mia ipotesi.
Peraltro sul caso specifico del ghanese, brutte robe, ma non credo sia normale andarsene in giro a spaccar teste coi picconi nemmeno in Ghana
Questa affermazione assolutamente condivisibile sotto i nostri codici di significazione, non assume, per i motivi esposti in precedenza, il carattere di certezza e potrebbe scardinare la possibile genesi psichiatrica di tale gesto. Non si sa nulla circa l'etnia di appartenenza del ghanese e dei suoi codici di significazione. Esistono, ad esempio, etnie in Africa dove il cannibalismo è permesso e, seppur esecrabile ed incomprensibile ai nostri occhi, girare con un piccone per, ad esempio, scacciare coloro che invadono il loro territorio, può avere significazioni a noi sconosciute

D'accordo, ma uno che si sposta dal suo paese perché vuole trovare in un altro luogo del Pianeta condizioni di vita migliori ha già messo in atto delle "pre-comprensioni" che lo avvicinano ai cosiddetti "schemi di ragionamento" propri dell'Occidente: se non altro condivide con noi la credenza secondo cui se le condizioni di vita del proprio paese d'origine non sono sostenibili è meglio tentare di spostarsi in un altro paese. Questo è un pensiero condiviso che si è di fatto tradotto in un' azione concreta, che noi capiamo. Certo potremmo sospettare che quando un immigrato compie un crimine che non pare avere senso, egli si stia muovendo sulla base di schemi culturali incommensurabili con il nostro modus vivendi: questo mi pare però esagerato, lo considererei alla stregua del modo di ragionare scettico che, iperbolicamente, vuole negare la legittimità di ogni verità unicamente sulla base di circostanze la cui evenienza è sempre possibile. Lo scettico dice: tu non puoi essere certo di camminare, potresti sognare. Ora, potrei benissimo sognare, ma cosa te lo fa pensare!? La possibilità che ci sia qualcosa che sia andato storto nei nostri metodi di accertamento della verità non è un risultato che inficia il prodotto di tali metodi. In altre parole, lo scettico confonde certezza e verità. Allo stesso modo, mi pare che esasperare l'importanza della differenza culturale che divide i popoli terrestri non deve farci perdere di vista il fatto che in fondo condividiamo con gli altri esseri umani appartenenti a culture differenti un patrimonio di segni che come direbbe Chomsky (e forse pure Davidson) trascendono ogni cultura perché la anticipano e la rendono possibile. Ad esempio tutti noi condividiamo la propensione alla comunicazione linguistica e, infatti, ogni popolo ha sviluppato il suo modo specifico di trasmettere informazioni. Ciò è quanto dire che siamo tutti in grado di comprendere ed interpretare i gesti e i linguaggi degli altri popoli, altrimenti (come direbbe Davidson, senza ombra di dubbio) non sarebbero neppure dei linguaggi. Certo, possiamo non condividere certe credenze e certi usi e costumi ma non c'è dubbio che, se qualcosa è un linguaggio, allora contiene in sé (nel modo d'uso e nella totalità della cultura) le istruzioni utili per mettere in pratica strategie ermeneutiche efficaci.
Nella mia ultima affermazione è evidente l'artificio logico dell'iperbole che, se ripetuto, innesca un gioco di dubbi continui su dati fattuali che allontana dalla comprensione. E' il drammatico meccanismo psicopatologico del dubbio dell'ossessivo  " avro' chiuso il gas? e se non l'ho chiuso? ora provo ad uscire...fammi andare di nuovo a controllare se l'ho chiuso" e si entra in un circuito penoso senza uscita che, personalmente, preferisco evitare. Nel caso di cui stiamo parlando, la mia affermazione è figlia di un atteggiamento di temporanea sospensione del giudizio di fronte a situazioni di vita drammatiche di cui non conosco nulla. Quest'atteggiamento, scevro da pre-giudizi, mi offre poi la possibilità di raccogliere dati ed informazioni necessarie per cercare di cogliere in questa come in altre situazioni di vita un senso condiviso degli eventi.

Mi pare ragionevole! ;)
Fantastico dialogare di queste cose su un forum meteo, by the way...
ma...avrò chiuso il gas? Forse ho sognato di averlo chiuso, forse ho sognato pure di avere una cucina...forse, forse non esisto. Cogito, ergo sum. Cartesio e la sua filosofia da quattro soldi... ;D
www.meteomollaro.it 

Il 28 dicembre 2020 verrà festeggiato come il 25 Aprile della meteorologia trentina. Amen.

inferno bianco

Citazione di: Bernie il Mar 14 Maggio, 2013, 21:51:00
Io penso che il ghanese sapesse perfettamente che in Italia spaccare la testa con il piccone è reato, ma era in preda a crisi e delirio paranoico con visioni ecc. e quindi ha ritenuto di comportarsi così. Capisco tutto, ma se una delle teste rotte fosse di un vostro parente o di vostro figlio vi girerebbero le balle a verricello cazzo con tutti i nullafacenti neri che ci sono in giro e anche con quelli bianchi e quelli appena coloured, perché certe cose non devono accadere, al pari comunque dei matti in america (e arriveranno anche qui) che imbracciano armi da guerra e sparano sulla folla. La verità è che viviamo un mondo malato nel quale tutte le contraddizioni e le sperequazioni che esistono stanno venendo al pettine e ci si riversano contro con gli interessi. Fanculo.
Nel mio lavoro, non puoi immaginare quanti pugni ho preso e giorni di ricovero per lussazioni alla spalla da aggressioni di individui in preda a deliri e, quindi capisco fin troppo bene ciò che dici. La mia immediata reazione umana non era certo quella di comprensione per il dolore che spinge a tali gesti ma di rabbia e vendetta soffocata ed ogni giorno mi interrogo se il lavoro che ho scelto continuerò a farlo o meno. Ciò che ancora mi spinge a farlo è ciò che diceva franz sul ricercare dei segni premonitori che possano precedere queste crisi e provare ad affrontarli e possibilmente prevenirli perché, come dici tu, certe cose non devono accadere.

inferno bianco

Citazione di: Vassallo del Grande Re Atlantico il Mar 14 Maggio, 2013, 22:10:05
Citazione di: paradiso nero il Mar 14 Maggio, 2013, 22:02:17
Citazione di: Vassallo del Grande Re Atlantico il Mar 14 Maggio, 2013, 19:43:59
Citazione di: paradiso nero il Mar 14 Maggio, 2013, 14:08:07
Citazione di: Vassallo del Grande Re Atlantico il Mar 14 Maggio, 2013, 12:29:58
Citazione di: MrPippoTN il Mar 14 Maggio, 2013, 11:54:37
http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Castelvolturno

In occasione della strage di Castelvolturno, Giuseppe Setola, camorrista riconducibile al clan dei Casalesi, ha ucciso a colpi d'arma da fuoco Antonio Celiento (gestore di una sala giochi, sospettato di essere un informatore delle forze dell'ordine) e sei immigrati africani, vittime innocenti della strage: Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams del Ghana, El Hadji Ababa e Samuel Kwako del Togo; Jeemes Alex della Liberia; che si trovavano presso la sartoria "Ob Ob exotic fashions" a Varcaturo,[3] in due operazioni distinte da parte dello stesso gruppo di fuoco.

Dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti, successivamente la strage, è emerso che nessuno degli immigrati (tutti giovanissimi, il più "anziano" aveva poco più di trent'anni) era coinvolto in attività di tipo criminale e che nessuno di loro era legato alla camorra locale né alla cosiddetta "mafia nigeriana", la quale, poco lontano da lì, all'ex hotel Zagarella, gestisce la piazza dello spaccio e il giro di prostituzione di ragazze africane per conto della potente camorra locale.

La mia domanda è: la condanna di Giuseppe Setola ha qualche tipo di attinenza col fatto che egli sia bianco, italiano o napoletano? Non mi pare. Io credo che un individuo colpevole di omicidio in simili circostanze debba essere condannato in quanto assassino e camorrista e la questione, per quanto mi riguarda, si chiude qua. Se poi il suo avvocato gli avesse suggerito "dì che senti delle voci così ti danno l'infermità mentale e non ti farai un solo giorno di galera" questo è un problema che non ha niente a che vedere col colore della sua pelle, ma con i cavilli legislativi cui ci si può appellare in questi casi.

:ciao:

aggiungo che impunemente nel corso di manifestazioni sportive di prim'ordine si sentono cori che recitano: "il goal del negro non vale". Ed esiste una sottocultura che di fronte a queste cose non si indigna ma scherza, giochicchia, non sono più un tabù da debellare e di cui vergognarsi: roba da ventennio fascista, con cui non abbiamo mai fatto i conti. La questione delle chiavi di lettura della realtà è interessante e certamente sistemi di significazione in conflitto possono produrre, in soggetti particolarmente predisposti, degli scompensi psichici tali da sviluppare il germe di una violenza disperata ed assurda ( "assurda" proprio nel senso esistenziale del termine, cfr. Camus, Lo straniero, monumento della letteratura che ci fa riflettere su come nelle questioni umane venga spesso a mancare la sistematicità dei nessi causa-effetto, quei nessi che la giustizia umana tenta disperatamente di ricostruire, non senza forzature, proprio per poter dare un senso ai crimini più efferati, ovvero a ciò che si configura come l'insensato per antonomasia); non mi pare tuttavia che contesti culturali diversi possono essere considerati come una condizione sufficiente per tali evenienze degenerative. Una strage del genere non capita così, da un giorno all'altro, senza che prima non ci siano dei segnali di squilibrio più o meno preoccupanti: nessuno mi potrà mai togliere il dubbio che forse in un paese diverso, dotato di sensibilità sociale, sarebbero stati presi alcuni provvedimenti preventivi, strategie volte ad evitare l'isolamento dei soggetti "a rischio". A volte basta pochissimo per evitare di trovarsi in situazioni critiche, ma quel "pochissimo" si scontra con una miopia sociale che pare innata: si deve comprendere davvero che ora come ora vi è un substrato sociale altamente "esplosivo" e mi riferisco non solo agli immigrati che vivono in situazioni improbabili ma anche agli autoctoni che hanno perso il lavoro e con esso la dignità. In contesti di crisi e di decadenza politica, sociale e culturale si tende a concentrare le risorse economiche per fronteggiare le emergenze del breve periodo, tralasciando magari di incentivare quei cuscinetti sociali che in situazioni di "calma" potrebbero sembrare persino superflui: centri di accoglienza, centri educativi e di riqualifica lavorativa hanno sempre meno fondi e si trovano ad operare in condizioni assolutamente precarie; ciò non può che essere una concausa all'emergere di situazioni a rischio sempre meno controllabili e spesso fonte di episodi di cronaca nera. Anche questa è una questione di sistemi di significazione. Un codice, sia esso linguistico o più in generale culturale, è sempre in divenire. Ciò comporta il fatto che i soggetti che lo utilizzano non sono meri fruitori ma sono coinvolti attivamente nel processo di produzione ermeneutica: questo implica tutta una serie di responsabilità che tutti noi condividiamo, responsabilità che ci chiamano ad operare tutti insieme per tentare di ridefinire la realtà, piuttosto che registrarla passivamente a seconda di quale sia la nostra cultura di origine.   
Ho sottolineato le frasi in grassetto per fare delle precisazioni.
1) sistemi di significazione in conflitto: i codici di significazione sono di per sé pre-relazionali: ad esempio, un bambino dall'utero ai primi mesi di vita è guidato semplicemente dai propri istinti di fame e di sete e costruisce i propri codici di significazione considerando la madre come una funzione atta ad estinguere i propri bisogni e non come soggetto autonomo di desideri e di propri bisogni con cui entrare in relazione reciproca cosa che farà successivamente. Pertanto, prima leggo la realtà poi entro in relazione. Un conflitto, per definizione, prevede, poi, che due entità vengano a contatto. Nel caso in questione, sia che la natura psichiatrica del gesto venga confermata o meno, il contatto tra i codici di significazione della società ricevente e dell'immigrato non è mai avvenuto proprio per l'assenza di un mediatore e da qui risulta comprensibile la riflessione di Camus che intravedeva l'assenza di causa- effetto che non può esserci se la relazione non si è mai instaurata,
2) secondo le teorie psichiatriche  transculturali, è errato affermare che l'uno o l'altro contesto culturale sia una condizione sufficiente per determinare screzi psichiatrici. Ciò che determina la patologia è, come dicevo prima, il vuoto di senso determinato dalla mancata condivisione dei codici di significazione: ciò che prima per me aveva un senso riconosciuto nella mia cultura d'origine ora, inserito in un contesto nuovo in cui non entro in relazione reciproca, non lo ha più se qualcuno (un mediatore) non mi offre la possibilità di confrontarmi con i codici di significazione del ricevente per stabilire, poi, una relazione reciproca condivisa
3) hai centrato qual è l'obiettivo ed il sogno di tutti gli studiosi della mente che stanno letteralmente impazzendo per raggiungerlo: prevenire l'insorgere della crisi tramite l'analisi dei cosiddetti segni precoci che talora, e su questo concordo, possono essere individuati. In altri casi purtroppo, la scienza non possiede strumenti efficaci per spiegare ed affrontare manifestazioni comportamentali imprevedibili. Un caso emblematico che ha mandato al manicomio ( è proprio il caso di dirlo) giudici, psichiatri, poliziotti e chi più ne ha più ne metta è quello di Izzo, italianissimo responsabile della strage del Circeo nel 1975 a Roma. Nessun segno di patologia psichiatrica nella sua storia, nessuna avvisaglia di impulsività pregressa, un bel giorno decide di uccidere in nome dell'odio misogino e spinto dalla fascinazione dalle gesta del clan criminale dei Marsigliesi. Anni e anni di perizie per stabilire se era sano o meno: venne considerato sano. Fa il bravo bambino in carcere e prosegue la detenzione tramite il servizio sociale. Un altro bel giorno, in un periodo di libera uscita, decide di uccidere altre due donne. Era pazzo prima ma nessuno lo aveva capito o è impazzito dopo oppure il crimine e la follia sono due realtà differenti che spesso ma non necessariamente si incontrano? Per informazione, il tasso di omicidi compiuto da soggetti con patologia psichiatrica diagnosticata è uguale a quelli che non soffrono di patologia...Come vedi è un discorso molto molto complicato. L'episodio riportato da Pippo in merito all'omicidio del sagrestano potrebbe ribadire le difficoltà nel prevedere: cosa sarebbe successo se il giovane fosse stato in cura da uno psichiatra? Nessun giudice, sebbene la partenza delle inevitabili indagini di rito, avrebbe potuto aprire una inchiesta nei confronti dello psichiatra che lo aveva in cura. Altro discorso, ovviamente, sarebbe stato se l'omicida avesse preannunciato nell'ambito della relazione medico-paziente tutelata dal segreto professionale, intenti omicidi, evento che in altre situazioni è accaduto con la successiva condanna dello psichiatra per non aver segnalato alla procura della repubblica un potenziale evento dannoso per gli altri.
In risposta al post di Pippo sulla strage di Castelvolturno, hai descritto esattamente quello che è una società paranoica incarnata dalla mafia con i propri codici di significazione, i propri riti e le proprie leggi. Colui che non si adegua a questi codici è un nemico da combattere e da eliminare. Mi ha sempre colpito, tuttavia, come i pochi o molti successi (dipende dai punti di vista) ottenuti dallo stato nei confronti della mafia siano stati permessi grazie alle rivelazioni dei pentiti che hanno rappresentato, così, ciò che, in analogia, il mediatore rappresenta per  l'immigrato: una volta che lo stato ha potuto riconoscere i codici di significazione della mafia ha avuto maggiori strumenti per combatterla: ma questa è solo una mia ipotesi.
Peraltro sul caso specifico del ghanese, brutte robe, ma non credo sia normale andarsene in giro a spaccar teste coi picconi nemmeno in Ghana
Questa affermazione assolutamente condivisibile sotto i nostri codici di significazione, non assume, per i motivi esposti in precedenza, il carattere di certezza e potrebbe scardinare la possibile genesi psichiatrica di tale gesto. Non si sa nulla circa l'etnia di appartenenza del ghanese e dei suoi codici di significazione. Esistono, ad esempio, etnie in Africa dove il cannibalismo è permesso e, seppur esecrabile ed incomprensibile ai nostri occhi, girare con un piccone per, ad esempio, scacciare coloro che invadono il loro territorio, può avere significazioni a noi sconosciute

D'accordo, ma uno che si sposta dal suo paese perché vuole trovare in un altro luogo del Pianeta condizioni di vita migliori ha già messo in atto delle "pre-comprensioni" che lo avvicinano ai cosiddetti "schemi di ragionamento" propri dell'Occidente: se non altro condivide con noi la credenza secondo cui se le condizioni di vita del proprio paese d'origine non sono sostenibili è meglio tentare di spostarsi in un altro paese. Questo è un pensiero condiviso che si è di fatto tradotto in un' azione concreta, che noi capiamo. Certo potremmo sospettare che quando un immigrato compie un crimine che non pare avere senso, egli si stia muovendo sulla base di schemi culturali incommensurabili con il nostro modus vivendi: questo mi pare però esagerato, lo considererei alla stregua del modo di ragionare scettico che, iperbolicamente, vuole negare la legittimità di ogni verità unicamente sulla base di circostanze la cui evenienza è sempre possibile. Lo scettico dice: tu non puoi essere certo di camminare, potresti sognare. Ora, potrei benissimo sognare, ma cosa te lo fa pensare!? La possibilità che ci sia qualcosa che sia andato storto nei nostri metodi di accertamento della verità non è un risultato che inficia il prodotto di tali metodi. In altre parole, lo scettico confonde certezza e verità. Allo stesso modo, mi pare che esasperare l'importanza della differenza culturale che divide i popoli terrestri non deve farci perdere di vista il fatto che in fondo condividiamo con gli altri esseri umani appartenenti a culture differenti un patrimonio di segni che come direbbe Chomsky (e forse pure Davidson) trascendono ogni cultura perché la anticipano e la rendono possibile. Ad esempio tutti noi condividiamo la propensione alla comunicazione linguistica e, infatti, ogni popolo ha sviluppato il suo modo specifico di trasmettere informazioni. Ciò è quanto dire che siamo tutti in grado di comprendere ed interpretare i gesti e i linguaggi degli altri popoli, altrimenti (come direbbe Davidson, senza ombra di dubbio) non sarebbero neppure dei linguaggi. Certo, possiamo non condividere certe credenze e certi usi e costumi ma non c'è dubbio che, se qualcosa è un linguaggio, allora contiene in sé (nel modo d'uso e nella totalità della cultura) le istruzioni utili per mettere in pratica strategie ermeneutiche efficaci.
Nella mia ultima affermazione è evidente l'artificio logico dell'iperbole che, se ripetuto, innesca un gioco di dubbi continui su dati fattuali che allontana dalla comprensione. E' il drammatico meccanismo psicopatologico del dubbio dell'ossessivo  " avro' chiuso il gas? e se non l'ho chiuso? ora provo ad uscire...fammi andare di nuovo a controllare se l'ho chiuso" e si entra in un circuito penoso senza uscita che, personalmente, preferisco evitare. Nel caso di cui stiamo parlando, la mia affermazione è figlia di un atteggiamento di temporanea sospensione del giudizio di fronte a situazioni di vita drammatiche di cui non conosco nulla. Quest'atteggiamento, scevro da pre-giudizi, mi offre poi la possibilità di raccogliere dati ed informazioni necessarie per cercare di cogliere in questa come in altre situazioni di vita un senso condiviso degli eventi.

Mi pare ragionevole! ;)
Fantastico dialogare di queste cose su un forum meteo, by the way...
ma...avrò chiuso il gas? Forse ho sognato di averlo chiuso, forse ho sognato pure di avere una cucina...forse, forse non esisto. Cogito, ergo sum. Cartesio e la sua filosofia da quattro soldi... ;D
In fondo, se ci pensi, anche la meteorologia, come tutte le scienze, coltiva il sogno principe di tutti gli uomini: quello di prevedere gli eventi...e riguardo a Cartesio, mi piace ripetere la frase di un mio amico che diceva che Cartesio al posto di cogito ergo sum, era meglio se diceva coito ergo sum ;)

Thomyorke

Citazione di: paradiso nero il Mar 14 Maggio, 2013, 22:40:30
Citazione di: Vassallo del Grande Re Atlantico il Mar 14 Maggio, 2013, 22:10:05
Citazione di: paradiso nero il Mar 14 Maggio, 2013, 22:02:17
Citazione di: Vassallo del Grande Re Atlantico il Mar 14 Maggio, 2013, 19:43:59
Citazione di: paradiso nero il Mar 14 Maggio, 2013, 14:08:07
Citazione di: Vassallo del Grande Re Atlantico il Mar 14 Maggio, 2013, 12:29:58
Citazione di: MrPippoTN il Mar 14 Maggio, 2013, 11:54:37
http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Castelvolturno

In occasione della strage di Castelvolturno, Giuseppe Setola, camorrista riconducibile al clan dei Casalesi, ha ucciso a colpi d'arma da fuoco Antonio Celiento (gestore di una sala giochi, sospettato di essere un informatore delle forze dell'ordine) e sei immigrati africani, vittime innocenti della strage: Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams del Ghana, El Hadji Ababa e Samuel Kwako del Togo; Jeemes Alex della Liberia; che si trovavano presso la sartoria "Ob Ob exotic fashions" a Varcaturo,[3] in due operazioni distinte da parte dello stesso gruppo di fuoco.

Dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti, successivamente la strage, è emerso che nessuno degli immigrati (tutti giovanissimi, il più "anziano" aveva poco più di trent'anni) era coinvolto in attività di tipo criminale e che nessuno di loro era legato alla camorra locale né alla cosiddetta "mafia nigeriana", la quale, poco lontano da lì, all'ex hotel Zagarella, gestisce la piazza dello spaccio e il giro di prostituzione di ragazze africane per conto della potente camorra locale.

La mia domanda è: la condanna di Giuseppe Setola ha qualche tipo di attinenza col fatto che egli sia bianco, italiano o napoletano? Non mi pare. Io credo che un individuo colpevole di omicidio in simili circostanze debba essere condannato in quanto assassino e camorrista e la questione, per quanto mi riguarda, si chiude qua. Se poi il suo avvocato gli avesse suggerito "dì che senti delle voci così ti danno l'infermità mentale e non ti farai un solo giorno di galera" questo è un problema che non ha niente a che vedere col colore della sua pelle, ma con i cavilli legislativi cui ci si può appellare in questi casi.

:ciao:

aggiungo che impunemente nel corso di manifestazioni sportive di prim'ordine si sentono cori che recitano: "il goal del negro non vale". Ed esiste una sottocultura che di fronte a queste cose non si indigna ma scherza, giochicchia, non sono più un tabù da debellare e di cui vergognarsi: roba da ventennio fascista, con cui non abbiamo mai fatto i conti. La questione delle chiavi di lettura della realtà è interessante e certamente sistemi di significazione in conflitto possono produrre, in soggetti particolarmente predisposti, degli scompensi psichici tali da sviluppare il germe di una violenza disperata ed assurda ( "assurda" proprio nel senso esistenziale del termine, cfr. Camus, Lo straniero, monumento della letteratura che ci fa riflettere su come nelle questioni umane venga spesso a mancare la sistematicità dei nessi causa-effetto, quei nessi che la giustizia umana tenta disperatamente di ricostruire, non senza forzature, proprio per poter dare un senso ai crimini più efferati, ovvero a ciò che si configura come l'insensato per antonomasia); non mi pare tuttavia che contesti culturali diversi possono essere considerati come una condizione sufficiente per tali evenienze degenerative. Una strage del genere non capita così, da un giorno all'altro, senza che prima non ci siano dei segnali di squilibrio più o meno preoccupanti: nessuno mi potrà mai togliere il dubbio che forse in un paese diverso, dotato di sensibilità sociale, sarebbero stati presi alcuni provvedimenti preventivi, strategie volte ad evitare l'isolamento dei soggetti "a rischio". A volte basta pochissimo per evitare di trovarsi in situazioni critiche, ma quel "pochissimo" si scontra con una miopia sociale che pare innata: si deve comprendere davvero che ora come ora vi è un substrato sociale altamente "esplosivo" e mi riferisco non solo agli immigrati che vivono in situazioni improbabili ma anche agli autoctoni che hanno perso il lavoro e con esso la dignità. In contesti di crisi e di decadenza politica, sociale e culturale si tende a concentrare le risorse economiche per fronteggiare le emergenze del breve periodo, tralasciando magari di incentivare quei cuscinetti sociali che in situazioni di "calma" potrebbero sembrare persino superflui: centri di accoglienza, centri educativi e di riqualifica lavorativa hanno sempre meno fondi e si trovano ad operare in condizioni assolutamente precarie; ciò non può che essere una concausa all'emergere di situazioni a rischio sempre meno controllabili e spesso fonte di episodi di cronaca nera. Anche questa è una questione di sistemi di significazione. Un codice, sia esso linguistico o più in generale culturale, è sempre in divenire. Ciò comporta il fatto che i soggetti che lo utilizzano non sono meri fruitori ma sono coinvolti attivamente nel processo di produzione ermeneutica: questo implica tutta una serie di responsabilità che tutti noi condividiamo, responsabilità che ci chiamano ad operare tutti insieme per tentare di ridefinire la realtà, piuttosto che registrarla passivamente a seconda di quale sia la nostra cultura di origine.   
Ho sottolineato le frasi in grassetto per fare delle precisazioni.
1) sistemi di significazione in conflitto: i codici di significazione sono di per sé pre-relazionali: ad esempio, un bambino dall'utero ai primi mesi di vita è guidato semplicemente dai propri istinti di fame e di sete e costruisce i propri codici di significazione considerando la madre come una funzione atta ad estinguere i propri bisogni e non come soggetto autonomo di desideri e di propri bisogni con cui entrare in relazione reciproca cosa che farà successivamente. Pertanto, prima leggo la realtà poi entro in relazione. Un conflitto, per definizione, prevede, poi, che due entità vengano a contatto. Nel caso in questione, sia che la natura psichiatrica del gesto venga confermata o meno, il contatto tra i codici di significazione della società ricevente e dell'immigrato non è mai avvenuto proprio per l'assenza di un mediatore e da qui risulta comprensibile la riflessione di Camus che intravedeva l'assenza di causa- effetto che non può esserci se la relazione non si è mai instaurata,
2) secondo le teorie psichiatriche  transculturali, è errato affermare che l'uno o l'altro contesto culturale sia una condizione sufficiente per determinare screzi psichiatrici. Ciò che determina la patologia è, come dicevo prima, il vuoto di senso determinato dalla mancata condivisione dei codici di significazione: ciò che prima per me aveva un senso riconosciuto nella mia cultura d'origine ora, inserito in un contesto nuovo in cui non entro in relazione reciproca, non lo ha più se qualcuno (un mediatore) non mi offre la possibilità di confrontarmi con i codici di significazione del ricevente per stabilire, poi, una relazione reciproca condivisa
3) hai centrato qual è l'obiettivo ed il sogno di tutti gli studiosi della mente che stanno letteralmente impazzendo per raggiungerlo: prevenire l'insorgere della crisi tramite l'analisi dei cosiddetti segni precoci che talora, e su questo concordo, possono essere individuati. In altri casi purtroppo, la scienza non possiede strumenti efficaci per spiegare ed affrontare manifestazioni comportamentali imprevedibili. Un caso emblematico che ha mandato al manicomio ( è proprio il caso di dirlo) giudici, psichiatri, poliziotti e chi più ne ha più ne metta è quello di Izzo, italianissimo responsabile della strage del Circeo nel 1975 a Roma. Nessun segno di patologia psichiatrica nella sua storia, nessuna avvisaglia di impulsività pregressa, un bel giorno decide di uccidere in nome dell'odio misogino e spinto dalla fascinazione dalle gesta del clan criminale dei Marsigliesi. Anni e anni di perizie per stabilire se era sano o meno: venne considerato sano. Fa il bravo bambino in carcere e prosegue la detenzione tramite il servizio sociale. Un altro bel giorno, in un periodo di libera uscita, decide di uccidere altre due donne. Era pazzo prima ma nessuno lo aveva capito o è impazzito dopo oppure il crimine e la follia sono due realtà differenti che spesso ma non necessariamente si incontrano? Per informazione, il tasso di omicidi compiuto da soggetti con patologia psichiatrica diagnosticata è uguale a quelli che non soffrono di patologia...Come vedi è un discorso molto molto complicato. L'episodio riportato da Pippo in merito all'omicidio del sagrestano potrebbe ribadire le difficoltà nel prevedere: cosa sarebbe successo se il giovane fosse stato in cura da uno psichiatra? Nessun giudice, sebbene la partenza delle inevitabili indagini di rito, avrebbe potuto aprire una inchiesta nei confronti dello psichiatra che lo aveva in cura. Altro discorso, ovviamente, sarebbe stato se l'omicida avesse preannunciato nell'ambito della relazione medico-paziente tutelata dal segreto professionale, intenti omicidi, evento che in altre situazioni è accaduto con la successiva condanna dello psichiatra per non aver segnalato alla procura della repubblica un potenziale evento dannoso per gli altri.
In risposta al post di Pippo sulla strage di Castelvolturno, hai descritto esattamente quello che è una società paranoica incarnata dalla mafia con i propri codici di significazione, i propri riti e le proprie leggi. Colui che non si adegua a questi codici è un nemico da combattere e da eliminare. Mi ha sempre colpito, tuttavia, come i pochi o molti successi (dipende dai punti di vista) ottenuti dallo stato nei confronti della mafia siano stati permessi grazie alle rivelazioni dei pentiti che hanno rappresentato, così, ciò che, in analogia, il mediatore rappresenta per  l'immigrato: una volta che lo stato ha potuto riconoscere i codici di significazione della mafia ha avuto maggiori strumenti per combatterla: ma questa è solo una mia ipotesi.
Peraltro sul caso specifico del ghanese, brutte robe, ma non credo sia normale andarsene in giro a spaccar teste coi picconi nemmeno in Ghana
Questa affermazione assolutamente condivisibile sotto i nostri codici di significazione, non assume, per i motivi esposti in precedenza, il carattere di certezza e potrebbe scardinare la possibile genesi psichiatrica di tale gesto. Non si sa nulla circa l'etnia di appartenenza del ghanese e dei suoi codici di significazione. Esistono, ad esempio, etnie in Africa dove il cannibalismo è permesso e, seppur esecrabile ed incomprensibile ai nostri occhi, girare con un piccone per, ad esempio, scacciare coloro che invadono il loro territorio, può avere significazioni a noi sconosciute

D'accordo, ma uno che si sposta dal suo paese perché vuole trovare in un altro luogo del Pianeta condizioni di vita migliori ha già messo in atto delle "pre-comprensioni" che lo avvicinano ai cosiddetti "schemi di ragionamento" propri dell'Occidente: se non altro condivide con noi la credenza secondo cui se le condizioni di vita del proprio paese d'origine non sono sostenibili è meglio tentare di spostarsi in un altro paese. Questo è un pensiero condiviso che si è di fatto tradotto in un' azione concreta, che noi capiamo. Certo potremmo sospettare che quando un immigrato compie un crimine che non pare avere senso, egli si stia muovendo sulla base di schemi culturali incommensurabili con il nostro modus vivendi: questo mi pare però esagerato, lo considererei alla stregua del modo di ragionare scettico che, iperbolicamente, vuole negare la legittimità di ogni verità unicamente sulla base di circostanze la cui evenienza è sempre possibile. Lo scettico dice: tu non puoi essere certo di camminare, potresti sognare. Ora, potrei benissimo sognare, ma cosa te lo fa pensare!? La possibilità che ci sia qualcosa che sia andato storto nei nostri metodi di accertamento della verità non è un risultato che inficia il prodotto di tali metodi. In altre parole, lo scettico confonde certezza e verità. Allo stesso modo, mi pare che esasperare l'importanza della differenza culturale che divide i popoli terrestri non deve farci perdere di vista il fatto che in fondo condividiamo con gli altri esseri umani appartenenti a culture differenti un patrimonio di segni che come direbbe Chomsky (e forse pure Davidson) trascendono ogni cultura perché la anticipano e la rendono possibile. Ad esempio tutti noi condividiamo la propensione alla comunicazione linguistica e, infatti, ogni popolo ha sviluppato il suo modo specifico di trasmettere informazioni. Ciò è quanto dire che siamo tutti in grado di comprendere ed interpretare i gesti e i linguaggi degli altri popoli, altrimenti (come direbbe Davidson, senza ombra di dubbio) non sarebbero neppure dei linguaggi. Certo, possiamo non condividere certe credenze e certi usi e costumi ma non c'è dubbio che, se qualcosa è un linguaggio, allora contiene in sé (nel modo d'uso e nella totalità della cultura) le istruzioni utili per mettere in pratica strategie ermeneutiche efficaci.
Nella mia ultima affermazione è evidente l'artificio logico dell'iperbole che, se ripetuto, innesca un gioco di dubbi continui su dati fattuali che allontana dalla comprensione. E' il drammatico meccanismo psicopatologico del dubbio dell'ossessivo  " avro' chiuso il gas? e se non l'ho chiuso? ora provo ad uscire...fammi andare di nuovo a controllare se l'ho chiuso" e si entra in un circuito penoso senza uscita che, personalmente, preferisco evitare. Nel caso di cui stiamo parlando, la mia affermazione è figlia di un atteggiamento di temporanea sospensione del giudizio di fronte a situazioni di vita drammatiche di cui non conosco nulla. Quest'atteggiamento, scevro da pre-giudizi, mi offre poi la possibilità di raccogliere dati ed informazioni necessarie per cercare di cogliere in questa come in altre situazioni di vita un senso condiviso degli eventi.

Mi pare ragionevole! ;)
Fantastico dialogare di queste cose su un forum meteo, by the way...
ma...avrò chiuso il gas? Forse ho sognato di averlo chiuso, forse ho sognato pure di avere una cucina...forse, forse non esisto. Cogito, ergo sum. Cartesio e la sua filosofia da quattro soldi... ;D
In fondo, se ci pensi, anche la meteorologia, come tutte le scienze, coltiva il sogno principe di tutti gli uomini: quello di prevedere gli eventi...e riguardo a Cartesio, mi piace ripetere la frase di un mio amico che diceva che Cartesio al posto di cogito ergo sum, era meglio se diceva coito ergo sum ;)

eh sì, e c'è un aspetto paradossale a cui ogni tanto penso: il fascino della ricerca e dell'interesse attorno alle previsioni del tempo deriva anche dal fatto che vi è in gioco un insieme di variabili tali per cui viene meno ogni pretesa di applicare sic et sempliciter modelli strettamente deterministici; in questo senso, si ha almeno la certezza dell'incertezza: un margine di errore nelle proiezioni modellistiche è sempre da mettere in preventivo e tante volte, quando ciò non è fonte di disperazione (minimo basso all'ultimo momento!? ;D), ci si appella con sentimento di speranza alla consapevolezza che questo spazio tutto da decidere, tutto da vivere, può riservare sorprese inaspettate. L'amore per il maltempo nasce anche da queste riflessioni: in situazioni dinamiche c'è più rischio previsionale, più vitalità e più coinvolgimento emotivo!
Prevedere l'evoluzione di una cappa di hp africana ha lo stesso fascino di prevedere il risultato di una equazione matematica: non c'è proprio nulla da prevedere, visto che realtà e "previsione" coincidono necessariamente. ;D
www.meteomollaro.it 

Il 28 dicembre 2020 verrà festeggiato come il 25 Aprile della meteorologia trentina. Amen.

inferno bianco

#34
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_maggio_16/kabobo-altra-alba-folle-santucci-2121162099596.shtml

Leggendo questo articolo, ormai si capisce tutto e la sospensione del giudizio finisce...altro che patologia psichiatrica, si è di fronte è quello che, in maniera paradossale e atrocemente beffarda, chiamano "criminale comune"il cui gesto è accentuato dalle droghe ( chiunque se si sfonda di canne e alcol può sentire le voci)...ci sarà mai in Italia la certezza della pena? :(
http://www.beppegrillo.it/2013/05/kabobo_ditalia.html#commenti
Questo è il post pubblicato sul sito di beppe grillo sul quale bisogna fare una precisazione: in caso di infermità mentale ( per i motivi descritti, la vedo molto difficile), il ghanese non sarà libero ma trasferito in una comunità chiusa sorvegliata da agenti penitenziari

MrPippoTN

Ma vogliamo parlare del fatto che svariati mesi fa (qui, altrove lo faccio da anni anni) io puntavo il dito contro la Bossi-Fini e del fatto che oggi la sua revisione dopo l'ennesima tragedia di Lampedusa è all'ordine del giorno? Sono troppo avanti.

Citazione di: MrPippoTN il Gio 09 Maggio, 2013, 16:29:47

La legge Bossi-Fini è una legge di merda: http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Bossi-Fini

Perché è una legge di merda? Perché estremizza la funzione dei CPT (Centri di Permanenza Temporanea, come quello di Lampedusa) trasformandoli in autentici lager dove vengono mantenuti in condizioni subumane e a spese di NOI CONTRIBUENTI dei disperati che fuggono dalle guerre.

Citazione di: MrPippoTN il Gio 09 Maggio, 2013, 16:29:47
Quale buonismo. REGOLE CERTE = GIUSTIZIA PER TUTTI. Nessuna coda di paglia. Chi delinque deve essere sanzionato ma deve delinquere, non può finire in galera per colpa di un errore legislativo che prevede il REATO DI CLANDESTINITA'. Il mio non è affatto buonismo, il mio è senso di giustizia. Io sono stanco di mantenere coi soldi delle mie tasse delle persone che sono finite in galera per il semplice fatto di non aver ottenuto un permesso di soggiorno e di essere state COSTRETTE DALLA LEGGE ad agire nell'illegalità.









Ci voleva una tragedia di proporzioni bibliche per far capire ai politici cose che chiunque abbia un minimo di umanità sa da anni. Speriamo che venga fatto davvero qualcosa, e non come al solito chiacchiere.

MrPippoTN

http://www.repubblica.it/politica/2013/10/09/news/gifuni_bergamasco_cavani_parrella_firme_abolizione_bossi-fini-68214895/?ref=HREA-1
   
Più di 25mila firme per abolire la Bossi-Fini.
Il sì di Ligabue, Pisapia, Santoro e Verdone

Continua la raccolta promossa da Repubblica per cancellare la legge sull'immigrazione. Firmano anche l'attore, il dg della Figc, l'ex ministro, il fondatore del Gruppo Abele e presidente nazionale di Libera, l'attrice Sonia Bergamasco, nonché la regista Liliana Cavani e la scrittrice Valeria Parrella. Sì anche dal vescovo di Mazara Mogavero, dall'ex magistrato Antonio Ingroia e del senatore Sergio Zavoli. Firma anche del musicista Roy Paci e della redazione di Servizio Pubblico. Tra gli ultimi Verdone, Guccini, Ligabue e Timi


Firmate!!!

bantu86

#37
Chiedo scusa ma non ho tempo di leggere tutto. Il mio grossissimo dubbio riguardo tutta questa storia è semplicemente uno. Ma una volta fatta entrare in Italia sta gente come può campare se non c'è lavoro ,quindi mangiare, neanche per noi?  È normale che uno se non ha da mangiare prima o poi delinquerá sia che sia bianco nero o giallo. Anche io delinquerei se non avessi niente.  Poi sono d'accordo sul fatto di aiutarli ci mancherebbe farli morire in mare, ma se poi uno di quelli vi venisse a rubare a casa vostra cosa ne pensereste?
Giusto per la cronaca ne sono scappati un po anche ieri.
Scusate ma ho dovuto sintetizzare e banalizzare perché sono al cel.
Cosa ne pensate?

P.s. Anche gli USA sono chiari, ma soprattutto realistici, se non hai lavoro non entri punto e chiuso il discorso (almeno da quello che so io)



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bantu86

#38
Perche poi per la cronaca succedono anche queste cose...



Quindi secondo me accogliere con criterio e verificare che ci siano i mezzi.
Sottolineo che nel mio condominio c'è anche una famiglia marocchina educatissima che non danno problemi, ma perché lavorano e possono vivere dignitosamente.

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Bernie

E' ovvio che sia così. Sono troppi, non ci stiamo più. Stanno arrivando 1000 persone al giorno. Assurdo. Non è questione di razzismo, è semplice matematica. Perdipiù siamo in un momento grave dove gli animi sono già sensibili. Guardate cosa sta accadendo in Francia.
Non tollero alcuna forma di limitazione della mia libertà personale.

Bernie




Poi vedi queste foto di questo poveretto di 26 anni che era partito con la laurea in mano (pergamena) sperando in qualcosa di migliore, pensi ai bambini e viene veramente un groppo in gola.
Non tollero alcuna forma di limitazione della mia libertà personale.

MrPippoTN

Citazione di: bantu86 il Lun 14 Ottobre, 2013, 20:39:32
Chiedo scusa ma non ho tempo di leggere tutto. Il mio grossissimo dubbio riguardo tutta questa storia è semplicemente uno. Ma una volta fatta entrare in Italia sta gente come può campare se non c'è lavoro ,quindi mangiare, neanche per noi?


In larga parte non lo fa. Preferisce andare in Francia e in Germania. Quasi nessuno vuole rimanere qua, lo sanno tutti che ormai tra il nostro paese e il loro non c'è più differenza.

bantu86

Citazione di: Bernie il Lun 14 Ottobre, 2013, 21:42:53



Poi vedi queste foto di questo poveretto di 26 anni che era partito con la laurea in mano (pergamena) sperando in qualcosa di migliore, pensi ai bambini e viene veramente un groppo in gola.

I peggiori rimangono chi Lucra su questi disperati, da cui si fanno dare tutti i risparmi ,per poi mandarli a morire con quei barconi distrutti

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MrPippoTN

#43
Citazione di: Bernie il Lun 14 Ottobre, 2013, 21:37:02
E' ovvio che sia così. Sono troppi, non ci stiamo più. Stanno arrivando 1000 persone al giorno. Assurdo. Non è questione di razzismo, è semplice matematica. Perdipiù siamo in un momento grave dove gli animi sono già sensibili. Guardate cosa sta accadendo in Francia.

Non è vero, Bernie. Invece è proprio questione di pura e semplice xenofobia, quale matematica? La matematica dice che da noi gli stranieri sono molto meno meno che nel resto d'Europa. Andatevi a vedere le statistiche, documentatevi. E comunque il tessuto demografico italiano è destinato a cambiare, non c'è modo di fermare questo fenomeno, bisogna solo farsene una ragione ed agevolare i processi di integrazione. Gli animi sono sensibili perché c'è chi accarezza la pancia di un elettorato esasperato dalla crisi, fomentando paure del tutto irrazionali esattamente come faceva Hitler con gli ebrei. Pari pari. Smettetela di farvi imbonire dai demagoghi in circolazione, i problemi dell'Italia sono ben altri.

MrPippoTN

#44
http://www.osservatorioinca.org/12-623/archivio-stranieri-in-europa-italia-al-5%C2%B0-posto-come-paese-di-accoglienza,-al-4%C2%B0-come-paese-di-emigrazione.html

La Germania è il paese Ue con il maggior numero di cittadini stranieri: 7,3 milioni, pari al 8,8% della popolazione. Seguono Spagna (5,3 milioni), Regno Unito (4 milioni) e Francia (3,7 milioni). Al quinto posto l'Italia, con 3,4 milioni di cittadini stranieri, pari al 5,8% della popolazione totale.

http://www.euronote.it/2013/04/il-punto-sull%E2%80%99immigrazione-nell%E2%80%99unione-europea/

Il Regno Unito è stato nel 2011 il Paese che ha fatto registrare il maggior numero di nuovi immigrati (566.044), seguito da Germania (489.422), Spagna (457.649) e Italia (385.793); questi quattro Stati membri insieme hanno ospitato nel 2011 il 60,3% di tutti gli immigrati nell'Ue.

Se ascoltate quel che dicono i politici italiani sembra che l'allarme immigrazione sia un fenomeno esclusivamente italiano. Ci mettono contro l'Europa perché, ci fanno credere, l'UE ci abbandona e non si fa carico di coloro che arrivano sulle nostre coste. Non è vero: siamo NOI ITALIANI che finora non siamo stati in grado di gestire questo fenomeno, che ha proporzioni inferiori rispetto ad altri paesi.